La nascita della Movie Therapy

La cinema-terapia fa parte dell’ampia categoria delle arti terapie ed utilizza le emozioni che emergono durante e dopo la visione di film, per stimolare processi di auto-aiuto, di consapevolezza, di gestione e di trasformazione nell’individuo. 

Negli Stati Uniti questo strumento è usato dagli anni cinquanta e si sta sviluppando ancor di più oggigiorno, con varie applicazioni individuali e di gruppo, spaziando attraverso vari contesti e ambiti d'azione.

Se tracciamo un filo cronologico, il cinema è nato nel 1895, come evoluzione della fotografia grazie all'ingegno dei fratelli Lumière. L'invenzione del cinématographe, ribattezzato in seguito "cinéma," ha sancito il 28 dicembre 1895 come il giorno in cui il cinema ha preso il suo primo respiro pubblico. In tale data, infatti, è avvenuta la prima proiezione pubblica dei fratelli Lumière, presso il “Salon indien du Grand Café” a Parigi.

Sempre intorno agli anni 1892-1895, Freud elaborava la teoria psicoanalitica, pertanto il percorso psicoanalitico e quello del cinema proseguono come due filoni fin dall'inizio, un incontro interfacciante che dura sin da allora.

M. Prados, in "The use of films in psychotherapy", (American Journal of Orthopsychiatry, 21, 1- 4, 1951) ha gettato le basi dell'utilizzo terapeutico dei film in ambito psichiatrico.

A partire dagli anni sessanta, poi, alcuni professionisti, tra cui Max Beluffi, hanno pionieristicamente sperimentato la cinema terapia presso strutture ospedaliere, dando origine a studi approfonditi sul suo impatto. Gli studi del dott. Beluffi si sono trasformati in saggi e libri, tra cui va ricordato “Cinema d'arte, alienazione e psicoterapia” (Il Mulino 1969).

Nel 1995 il Dottor Solomon coniò la parola “Cinema Therapy” e affermò che molti disagi psicologici possono essere individuati e analizzati grazie alla visione di film, aprendo la via a un lavoro terapeutico fruttuoso.  

Le ricerche di Solomon hanno coinvolto oltre 200 pellicole che, assegnate a diversi pazienti, hanno mostrato in modo evidente i benefici di questo approccio.


Nei panni di…

Quando si vede un film, un corto, un cartone, si innescano dei meccanismi che investono la persona a tutti i livelli: vengono stimolati i sensi, si attivano specifiche connessioni neurali, si innescano processi significativi nell’organismo.

L'emozione si fa protagonista e, in questa presa di coscienza, si avvia un cammino di consapevolezza e riflessione, aprendo la strada al cambiamento.

Il fulcro dell'esperienza cinematografica risiede nell'immersione nel vissuto dei personaggi, nel "vestire i loro panni." Questa prospettiva variabile, plasmata dalla lente attraverso cui osserviamo, genera interpretazioni uniche e sfumate. Immedesimarsi è una chiave, una potente leva di azione che va guidata prima della visione del film.  Lo spettatore immagina di vivere le stesse emozioni dei personaggi, sogna una vita differente o semplicemente si confronta.

Tuttavia, la selezione dei film da proporre richiede sensibilità e attenzione. Differenti pellicole vengono utilizzate in base ai contesti e alle esigenze individuali, e ciascuna richiede un'adeguata introduzione e chiave di lettura. Le immagini, intrise di potere evocativo, risvegliano il nostro inconscio, offrendo l'opportunità di recuperare risorse interiori o di rivivere esperienze passate magari non ancora elaborate.

L'immagine stessa agisce come un ponte tra il mondo dei sogni e quello della realtà, facilitando il passaggio dalla volontà all'azione e avviando così il processo di cambiamento.

Il presente, spesso, viene vissuto come incerto, lo si vive come una crisi, ma la crisi (dal greco κρίσις) deve essere vista come un’occasione, come scelta, decisione e fase determinante. 

Nella crisi non siamo più tentati di cadere in avanti, ma pian piano, prima sostenuti e poi da soli, ci avventuriamo verso prospettive nuove di luce.


Dott.ssa MariaLaura Sadolfo


Il percorso APL per chi vuole approfondire l'argomento: Movie Therapy

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