Circa duecentomila italiani soffrono di malattie autoimmuni: persone che, quotidianamente, devono affrontare diagnosi tardive, cure rallentate ed un quadro clinico in continuo peggioramento. 

A peggiorare una situazione già di per sé drammatica, c’è la scarsa comunicazione tra i professionisti sanitari che prendono in carico i pazienti, tra liste d’attesa interminabili e difficoltà di gestione degli stessi, unitamente ad una superficiale (quando non assente) conoscenza delle tematiche riguardanti la PsicoNeuroEndocrinoImmunologia.

Le ricerche di Neuroscienze hanno messo chiaramente in evidenza, tramite l'approccio clinico della PNEI, che lo stretto legame tra la mente e il corpo è di tipo bidirezionale: salute fisica e salute psichica sono strettamente interconnesse. 

Cosa accade al paziente affetto da malattie autoimmuni, che oltre al dolore cronico vive una serie vertiginosa di altri sintomi? Conoscere le relazioni bidirezionali tra psiche e sistemi biologici è fondamentale per inquadrare un lavoro ad hoc sul singolo. 

Ecco perché, quando giunge un paziente affetto da malattia autoimmune, sarebbe auspicabile non solo relazionare circa la sua storia clinica, ma contattare anche i medici che lo seguono e impostare il nostro lavoro tenendo conto di tutti gli aspetti della sua vita. Ecco che in un’ottica PNEI ne studieremo la storia clinica familiare, quando è stata scoperta la malattia, l’esordio, i sintomi, i farmaci assunti in passato e che assume, senza tralasciare aspetti importanti come l’alimentazione, il sonno, lo stile di vita e le sue abitudini per poter identificare le migliori strategie da mettere in atto per alleviare, almeno in parte, il suo malessere.

Tendenzialmente questi pazienti vivono una forte condizione di stress, ecco perchè introdurre la mindfulness nella loro vita non può che avere effetti benefici. 

Questa pratica consente di migliorare la risposta infiammatoria, poiché lo stato di flogosi innesca complessi meccanismi che contribuiscono alla fatica e interferiscono anche sul sonno, l’ansia, l’umore e la capacità di fare ed essere.  

Inoltre, la pratica regolare della mindfulness è anche associata a una riduzione dei livelli di cortisolo: questo comporta una diminuzione del livello di stress e un valido aiuto nel preservare un ottimale funzionamento del sistema immunitario.

“Mens sana in corpore sano”, sostenevano gli antichi. La saggezza di un tempo, oggi, è dimostrata con le evidenze e non lascia più spazio allo scetticismo: la pratica aiuta la mente e la mente, avendo un impatto diretto sulla funzione immunitaria, apre la porta a nuove possibilità di intervento e prevenzione. 

 

Dott.ssa Maria Laura Sadolfo


BIBLIOGRAFIA

Andolina D., Di Segni M., Accoto A., Lo Iacono L., Borreca A., Ielpo D., Berretta N., Perlas E., Puglisi-Allegra S., Ventura R. (2018). MicroRNA-34 Contributes to the Stress-related Behavior and Affects 5-HT Prefrontal/GABA Amygdalar System through Regulation of Corticotropin-releasing Factor Receptor 1. Mol Neurobiol. 2018 Feb 7. doi:10.1007/s12035-018-0925-z.

 

Garland EL, Hanley AW, Baker AK, Howard MO. Biobehavioral Mechanisms of Mindfulness as a Treatment for Chronic Stress: An RDoC Perspective. Chronic Stress (Thousand Oaks). 2017 Feb;1. doi: 10.1177/2470547017711912.

 

Hartkamp, M., & Thornton, I. M. (2017). Meditation, cognitive flexibility and well-being. Journal of Cognitive Enhancement, 1(2), 182-196.