LÀ DOVE TUTTO COMINCIA: I PRIMI PERIODI DELLA VITA
La ricerca ha documentato con sempre maggiore evidenza che gli ambienti e le esperienze di vita dei bambini nei primi anni influenzano in maniera rilevante, e con ricadute a 
lungo termine, sia il loro sviluppo cognitivo e socio-relazionale che la loro salute. In parallelo, ha dimostrato come politiche e interventi precoci siano capaci di prevenire patologie e alterazioni dello sviluppo e quindi di ridurne i costi sociali ed economici. Per molto tempo l’attenzione sullo sviluppo precoce si è focalizzata sul cervello, evidenziandone la grande plasticità e il fatto che le competenze “mentali”, sia di tipo cognitivo che socio-relazionale, si andassero definendo nei primi anni soprattutto nell’ambito del sistema nervoso centrale. In realtà, la precocità del modellamento dei pattern di sviluppo e di funzionamento riguarda tutti gli organi e i sistemi biologici.
Soprattutto, la ricerca ha messo sempre più in evidenza quanto questi risultino tra loro fortemente collegati e interdipendenti sin dai primi tempi della vita. I diversi sistemi “leggono” l’ambiente in cui crescono e mettono in atto reazioni adattive che, con meccanismi di sintonizzazione e di feedback, provocano effetti sugli altri sistemi e sull’intero organismo. Un concetto antico questo, alla base di filosofie e approcci di cura olistici tuttora diffusi in molte culture, che ora riceve la validazione scientifica della sua intuizione fondamentale (l’uomo è un tutt’uno) e ha ora l’opportunità di essere scientificamente validato.
A partire da alcuni esempi di come questa interazione tra genetica e ambiente e tra i diversi sistemi avvenga nei primi periodi della vita, e come possa essere alterata o mantenuta equilibrata, ci si propone di sottolineare la necessità di vedere il bambino come un tutt’uno e di discuterne le implicazioni per i servizi e gli operatori che si occupano di infanzia e famiglie.

COME L’AMBIENTE PARLA AI GENI, E VICEVERSA
Numerosi studi hanno mostrato che già in una fase molto precoce l’ambiente influisce sull’espressione genica, intervenendo nella definizione e modulazione di organi e sistemi. Ad esempio, condizioni di ansia e depressione materne, sia prima che dopo la nascita, possono comportare un rischio raddoppiato di problemi comportamentali nel bambino. Il meccanismo in questo caso è di tipo epigenetico, traducendosi in una modifica dell’espressione di geni che controllano i mediatori della risposta allo stress, ad esempio il cortisolo. Abbiamo appreso che da un lato la sensibilità, sia agli effetti negativi dello stress che a quelli positivi di una genitorialità responsiva, è geneticamente determinata; dall’altro che la produzione, geneticamente determinata, di mediatori del comportamento può essere modificata dall’ambiente. Ad esempio, la produzione di ossitocina può essere stimolata dall’allattamento in neonati la cui configurazione genica non è particolarmente favorevole alla sua produzione, accrescendone la disponibilità all’interazione; nei padri può essere accresciuta dal contatto precoce con il neonato, rendendo in questo caso più recettivo il padre. L’effetto dell’ambiente prevale su quello della genetica per molti aspetti sia cognitivi che affettivi dello sviluppo e, tuttavia, non è lo stesso per tutti gli individui, analogamente a quanto accade per molti farmaci: potremmo parlare di “ecogenetica”.
COME ORGANI E SISTEMI SI PARLANO TRA DI LORO
Non solo il dialogo tra ambiente e genetica, ma anche quello tra organi e sistemi inizia molto presto. Anche se queste interazioni causali rimangono ancora in parte da comprendere, sappiamo che l’esposizione a inquinanti chimici, a microrganismi, ad alterazioni nutrizionali e metaboliche, allo stress psicosociale predispone a risposte infiammatorie e può modulare la risposta immunitaria13,14. Ben noto è, ad esempio, l’effetto del microbioma sulla modulazione del sistema immunitario. Tra i fattori che favoriscono un microbioma robusto e diversificato sono riconosciuti, in età precocissima, il parto vaginale, il contatto pelle a pelle post-natale, l’allattamento al seno; e, in seguito, la possibilità di crescere in un ambiente con interazioni molteplici con adulti, fratelli e anche animali domestici. Noti sono anche i trigger psicologici degli attacchi d’asma, e la stretta connessione tra funzioni e benessere mentali e risposta alle terapie in bambini con malattia cronica.
Il dialogo tra mente e corpo. Fin dalla nascita, percezione e azione, mente e corpo, risultano strettamente intrecciati, e questo legame rappresenta la base per l’interazione con il mondo. Le ricerche di Neuroscienze dimostrano quanto il corpo e le sue esperienze siano cruciali nel definire e preparare la mente, e viceversa, e quanto tutto questo inizi molto presto. Già dal secondo semestre di vita è attivo un sistema di neuroni specchio sufficientemente maturo per consentire la capacità di prevedere le azioni altrui e le competenze intersoggettive. Il sistema mirror si è dimostrato altamente plastico e soggetto a modificazioni che dipendono dall’esperienza e dall’ambiente: il sistema mirror è più attivo nei bambini con genitori che mostrano alti livelli di interazione e imitazione, e ipofunzionante in mancanza di un caregiver responsivo16. Fin dalla vita fetale, il sistema nervoso autonomo, attraverso il nervo vago, altri neuromodulatori enterici e i circuiti parasimpatici, agisce controllando numerose funzioni: digestione, ritmo cardiaco, risposta immunitaria, umore e stato emozionale. La condizione di ansia o stress influisce direttamente su tutto questo sistema regolatorio, con effetti multipli e tra loro interconnessi; in particolare la regolazione vagale si è dimostrata attiva nel controllare funzioni legate alla suzione e all’allattamento, ma anche alla modulazione della respirazione e delle espressioni facciali.


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GIORGIO TAMBURLINI, ALESSANDRO VOLTA