L'artrite psoriasica è una malattia reumatica infiammatoria e cronica, caratterizzata dalla presenza di manifestazioni articolari nei soggetti che presentano psoriasi cutanea (sia essa in corso o pregressa).

Tale patologia si verifica quando il sistema immunitario attacca cellule sane dell'organismo e provoca infiammazione delle articolazioni, oltre ad un ritmo anomalo di sostituzione delle cellule epiteliali. L’organismo produce nuove cellule negli strati più profondi della pelle: queste gradualmente tendono ad emergere verso l’alto sostituendo quelle esterne, che muoiono e vengono eliminate.

In un soggetto sano questo processo avviene in un lasso di tempo compreso tra le tre o quattro settimane: nel soggetto patologico si conclude nel giro di sette giorni e le cellule immature si mostrano come placche.

Fattori genetici, ambientali ed alcune infezioni giocano un ruolo cruciale nei soggetti coinvolti.

Nell’artrite psoriasica si attiva una risposta immunitaria imputabile all’instaurarsi e al successivo mantenimento del processo infiammatorio, sia a livello articolare sia cutaneo.

La malattia è caratterizzata da dolore, gonfiore, calore e rigidità (soprattutto mattutina) delle articolazioni interessate dalla flogosi conseguente alla psoriasi, con conseguente riduzione nell’ampiezza dei movimenti.

Le articolazioni maggiormente colpite sono quelle di mani, piedi, ginocchia e caviglie, mentre le manifestazioni cutanee possono interessare la cute e le unghie.

L'artrite psoriasica deve essere ipotizzata in pazienti che presentano sia psoriasi che artrite, ed è fondamentale stabilirne l’eventuale familiarità. La diagnosi differenziale può avvalersi di esami di laboratorio, che in alcuni casi mostrano alterazioni in indici infiammatori come la VES e la proteina C reattiva, ma che non possono essere utilizzati come unico strumento diagnostico perché potrebbero essere influenzati da altre malattie reumatiche e autoimmuni. Altri strumenti diagnostici sono l’ecografia articolare e la risonanza magnetica, che rappresentano un’utile integrazione nel rilevare i segni derivanti dall’infiammazione.

La qualità della vita dei pazienti affetti da questa patologia non è buona, ed è caratterizzata da un dolore costante che viene trattato con antinfiammatori non steroidei, cortisonici e farmaci antireumatici ad azione lenta. Fondamentali, in associazione alle terapie farmacologiche, sono l’attività fisica e la fisioterapia, così come l’agopuntura, che mantengono la funzionalità articolare e aiutano a percepire il dolore in modo differente.

A supporto dei tanti pazienti che sviluppano stress, ansia e vissuti depressivi, oltre all’attività fisica è funzionale e auspicabile proporre dei protocolli basati sulla Mindfulness.

 

Queste pratiche aiutano a ritrovare un equilibrio e tornare a vivere nella consapevolezza attraverso piccoli accorgimenti quotidiani che portano ad un miglioramento dello stile di vita. In questo modo il paziente si rende conto del cambiamento che il corpo subisce attraverso la presenza nel presente ed impara a respirare anche nel dolore.

 

Il vissuto della malattia può cambiare sensibilmente adottando uno stile di vita sano (facendo attività fisica ed evitando alcool e fumo) e mettendo in atto semplici pratiche consapevoli, che vanno dalla corretta alimentazione (integrabile con il protocollo Mindfulness denominato MB-EAT) alla respirazione profonda.

 

A tal proposito vorrei sottolineare l’utilità della meditazione camminata, che contribuisce a ridurre lo stress e gli stati depressivi attraverso l’attività all’aria aperta, rieducando i sensi ed immergendo il corpo nella piacevolezza. Accanto ai benefici in termini psicologici, inoltre, è utile nella prevenzione di patologie spesso associate alla psoriasi, come ipertensione e diabete.

 

Dott.ssa Maria Laura Sadolfo