di David Lazzari
Nel 2019 la Camera dei Deputati con un odg (n.9/2222-A/51) accolto dal Governo, impegnava il Governo stesso a uniformare i criteri della formazione universitaria degli psicologi (LM56), quando impartita in modalità mista (cioè anche online) a quella della laurea in scienze della formazione primaria (LM85bis), ovvero un massimo del 10% di erogazione a distanza.
La motivazione del Parlamento era chiara: il lavoro dello psicologo ha, come minimo, la stessa delicatezza di quello dell'insegnante della scuola primaria e va trattato, almeno, allo stesso modo.
La Conferenza dei Rettori delle Università italiane il 18 dicembre 2019 accoglieva tale indicazione, considerando che "a rigor di logica" quanto previsto per gli insegnanti dovesse valere anche per gli psicologi.
Tutto questo si traduceva in un decreto ministeriale (DM 1171 del 23 dicembre 2019) che chi scrive salutava con grande soddisfazione.
Tutto questo aveva ancora più senso considerando che in virtù della legge 3/2018 la professione psicologica era stata finalmente riconosciuta come sanitaria, battaglia che il CNOP aveva portato avanti da anni, e le lauree delle professioni sanitarie non possono essere erogate per vita telematica.
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